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domenica 23 ottobre 2011

E se rifiuta di mangiare e di partecipare alle attività della scuola?

Da Educare.it Consulenze
di Annamaria Gatti

La mamma di Nicola scrive per avere indicazioni in merito a una reale difficoltà del bambino di quasi quattro anni, che frequenta la scuola dell'infanzia. Il bimbo talvolta ha un rifiuto a fermarsi a scuola, a intraprendere l'attività scolastica e a mangiare e ad abbandonare una piccola "copertina" che lo accompagna anche a scuola. La madre segnala la lunga lontananza del padre di Nicola, per motivi di lavoro.

Gentile mamma di Nicola,

l’analisi che lei fa della situazione è, a mio parere, corretta ed equilibrata.

Nicola ha davvero bisogno in questo particolare momento della sua crescita psichica e in particolare affettiva, di due genitori attenti ed affettuosi.

Sta ricercando i suoi punti di riferimento, cioè quella sicurezza che gli permetta di superare i momenti di frustrazione, tanto è vero che ricorre ad un oggetto transizionale, “l’ inseparabile straccetto”. E tutto ciò rientra nelle strategie di auto-sostegno adottate dai bambini.

Lei dimostra di essere una mamma molto attenta e sensibile ai profondi bisogni educativi del suo bambino, più che comprensibile la sua ricerca di soluzioni e di consigli per aiutare Nicola ad essere sereno nel momento del distacco e della frequenza della scuola, che attualmente è problematica.

Questo è il momento di raccogliere tutte le forze psicologiche personali, per superare quello che lei intravede come un comprensibile momento di stanchezza, soprattutto per la lontananza del padre di Nicola, a cui dovrà chiedere una particolare collaborazione di sostegno. Infatti potrà essere risolutivo proporre a Nicola tempi di qualità relazionale con la mamma, intanto, e col padre appena possibile, tempi improntati alla complicità e alla condivisione di giochi ed interessi, e conseguentemente all’invio di messaggi rassicuranti, distesi che lo rassicurino dell’affetto e della serenità delle figure genitoriali.

Non si allarmi per i problemi posti a scuola. Piuttosto se ha qualche momento e se è possibile per la struttura che lo ospita, trascorra qualche brevissimo momento con lui, si faccia “presentare” di nuovo i compagni, l’ambiente, i giochi preferiti e chieda collaborazione nel dare a Nicola un' attenzione un po’ speciale in questo periodo, anche attraverso la figura educativa a lui più “vicina”, che lo sorregga con la vicinanza fisica e con espressioni tranquillizzanti. Curi molto il dialogo con le insegnanti.

Non secondari poi i messaggi familiari non verbali, per questa fase di piccola crisi: abbracci, carezze, vicinanza fisica, sorrisi, tempi distesi…

Io credo che tutto questo possa essere realizzato se i tempi saranno proprio più distesi, basterà poco, in termini di minuti: non comunicare fretta, ma utilizzare un attegiamento di distensione, per permettere a Nicola di rifornirsi affettivamente di “sicurezza” e superare questo momento della sua crescita psicologica al meglio!

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Pubblicato da Annamaria Gatti
gatti54@yahoo.it

Ill. di Charles Schulz

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